La tragedia greca

Le prime forme di teatro nascono in Grecia, dove si sviluppò un teatro fatto di parole e musica, quest'ultima aveva importanza minore rispetto al testo e serviva soltanto come accompagnamento. Si pensa che il teatro greco fondi le sue origini nelle celebrazioni in onore delle divinità, tra le quali spicca il DITIRAMBO, un inno al dio Dioniso (dio della fecondità). Si trattava di una forma corale cantata da 50 cantori maschi e/o femmine che commemoravano la vita di Dioniso. Nel corso degli anni nel Ditirambo si evolve e si sviluppa una figura che si stacca dal coro e diviene un PERSONAGGIO singolo che instaura un dialogo “teatrale” con il gruppo assumendo dunque un'importanza del tutto nuova rispetto alla tradizione. La TRAGEDIA greca prende forma quindi dal Ditirambo. Dalla tragedia greca poi si svilupperà il melodramma. (dramma musicale).


La Tragedia Greca

Inizio databile intorno al VI sec a.c. È la rappresentazione teatrale di uno SCONTRO (non solo inteso come lotta), ma un dialogo conflittuale interiore o tra due personaggi. I personaggi della tragedia greca, quasi sempre coincidono con le figure della tradizione epica ( Ulisse, Achille, ecc.). A differenza di come si potrebbe pensare gli spettacoli non erano riservati ad un pubblico d'élite ma aperti a tutta la popolazione, non sempre istruita, schiavi compresi. Il teatro era infatti inteso come un BENE COMUNE e non un privilegio per pochi (la comprensione della tragedia derivava dal fatto che quasi tutti i cittadini di Atene erano a loro volta parte di un coro o addirittura attori). Lo STATO pagava i “gestori” dei teatri che si occupavano della cura e manutenzione delle strutture o dei servizi riservati agli spettatori (accoglienza ecc.). Esistevano inoltre agevolazioni economiche per chi non poteva permettersi il biglietto, in seguito si arrivò addirittura all'ingresso gratuito. Il teatro divenne anche un mezzo per inviare messaggi sociali, politici, morali, ecc. alla popolazione che assisteva allo spettacolo, per cui acquisì il valore aggiunto di GUIDA DEL POPOLO. Durante le celebrazioni in onore di Dioniso la sua statua veniva portata in processione accompagnata da 10 cori di uomini e 10 di donne; al termine della processione vi erano i veri e propri festeggiamenti durante i quali venivano ad esempio premiati i figli degli eroi morti in guerra o riconosciute alte onorificenze. Solitamente il giorno seguente iniziavano le rappresentazioni e quindi l'AGONE ovvero la competizione tra gli autori delle tragedie messe in scena. I 3 concorrenti dovevano presentare 3 TRAGEDIE e 1 DRAMMA SATIRESCO (il Satiro era una creatura non del tutto umana, metà uomo, metà capra, emblema della natura, dell'istinto animale e dell'esagerazione nel cibo e nel sesso). Questo dramma satiresco era una rappresentazione più leggera probabilmente con il fine di allietare l'animo degli spettatori dopo le 3 tragedie. L'autore delle tragedie era anche REGISTRA, COREOGRAFO e COMPOSITORE. In realtà l'organizzazione di questi eventi iniziava 3 o 4 mesi prima, infatti l'equivalente dell'attuale sindaco e degli assistenti annunciavano il bando di concorso e si tenevano delle audizioni alle quali ogni autore presentava un solo brano, di solito un'esibizione del coro. In seguito il "sindaco" decretava i 3 partecipanti all'Agone. Solitamente un autore veniva scelto per le innovazioni che aggiungeva alla tragedia, ovvero per la sua chiave di lettura o per il modo di trasmettere un particolare messaggio, attraverso il coro ad esempio, poiché la trama della tragedia e il finale erano già chiari al pubblico. Il popolo greco da un certo punto di vista era ignorante perché non sapeva ne leggere ne scrivere, ma da un altro era colto poiché conosceva la propria storia e le proprie tradizioni culturali. Nell'arco dell'anno vi erano le DIONISIE “rurali” in cui venivano ripetute le tragedie che avevano vinto nella gara durante le celebrazioni principali. 

ESCHILO fu il primo autore di tragedia, dopo la sua morte i suoi testi divennero la base per tutte le compagnie teatrali. I contenuti veniva tramandati oralmente e quindi non vi era nessun testo, inevitabilmente questo ha comportato nel corso del tempo modifiche e varianti della versione originale. Quelle che oggi conosciamo sono spesso le versioni “usate” maggiormente ma non si può avere la certezza della loro totale appartenenza all'autore. Soltanto dopo la morte di Eschilo è emersa la tradizione dei manoscritti. Il teatro era in VERSI, perché si pensava che la prosa non riuscisse ad esprimere le emozioni e non avesse quel ritmo e quella musicalità (data dall'alternanza di sillabe brevi e lunghe) di cui aveva bisogno il teatro. In alcuni casi l'attore cantava insieme al coro, in altri, come in EURIPIDE, gli attori cantavano senza l'ausilio del coro. La città pagava quelle che erano le spese dell'autore e dell'attore protagonista. Veniva scelto un cittadino ricco della città che doveva pagare il coro e il resto delle spese (come l'affitto della sala prove, il vestiario, le maschere ecc.), se questa persona si rifiutava poteva indicare un uomo più ricco di lui a cui accollare le spese, ma se si dimostrava che ciò era falso la “condanna era lo scambio dei patrimoni”, per cui non era una decisione da prendere alla leggera. C'era un limite minimo di spesa, tuttavia chi “contribuiva” a queste spese era esonerato dal pagamento delle tasse militari che erano a carico dei cittadini, che inoltre dovevano contribuire anche arruolandosi nell'esercito. Quindi tutto sommato la “tassa teatrale” non era poi tanto amara. La COREGIA (la tassa) era un obbligo per chi aveva intenzione di entrare in politica. Un famoso COREGA fu PERICLE.
La MASCHERA non era soltanto un oggetto che copriva il volto, ma un simbolo che rappresentava un certo personaggio. Poteva avere sembianze di uomini e donne, ad esempio personaggi storici, figure emblematiche o eroi. Venivano usate inoltre parrucche e corone. La maschera assumeva un ruolo importante perché gli attori erano soltanto 3 ma i personaggi potevano essere anche 10, l'attore protagonista poteva interpretare al massimo 2 parti, le restanti se le dividevano gli altri 2, per cui vi erano molti cambi di abito e maschera durante lo spettacolo.
Il LINGUAGGIO della tragedia presenta abbellimenti a seconda delle parti che la compongono, e che presentano nomenclature e caratteristiche diverse. Ogni fase della tragedia segue un suo ritmo dato dalla metrica dei versi che segue le regole della verseggiatura. La dimensione dell'ORCHESTRA era di circa 20 metri di diametro nei quali si muoveva il coro, si divideva e si alternava nella parti cantate in modo che potessero sembrare dialoghi o diatribe. Le azioni rappresentate e i canti eseguiti non avevano scopo di divertire o intrattenere il pubblico, ma dovevano smuovere le coscienze, provocare emozioni allo spettatore e fargli provare PIETA' e TERRORE, dove per pietà si intende compartecipare alle sensazioni e agli stati d'animo dei personaggi; allo stesso tempo dovevano trasmettere i valori su cui si basava la Polis e mostrare come i sentimenti di rabbia, odio e vendetta portassero a gravi conseguenze e a punizioni inflitte dalla giustizia divina. A differenza dagli eroi della tradizione epica i protagonisti della tragedia pagano a caro prezzo i loro errori. Quindi essenzialmente il fine era INSEGNARE ai cittadini come VIVERE NEL GIUSTO.


LE PARTI DELLA TRAGEDIA

PROLOGO: (prima del fatto) vi è la presentazione della situazione, l'antefatto, serve a far entrare gli spettatori nell'ottica del periodo storico e nelle circostanze in cui si svolge la vicenda rappresentata. Spesso si tratta di un monologo di una figura che non apparirà più nello svolgersi della tragedia.
PARODO: si tratta dell'ingresso del coro dal corridoio principale del teatro (appunto il parodo) ecco perché agli spettatori in ritardo veniva chiuso tale accesso ed erano obbligati ad usare entrate secondarie. Il coro entra spesso cantando e si sistema nel grande spazio centrale dinanzi al pubblico detto orchestra dove eseguirà canti e danze. 

Dopo questi momenti iniziali abbiamo:

Gli ATTI: episodi che mostrano lo svolgersi della trama, vanno da un numero di 3 a 5, ognuno dei quali era preceduto e seguito dallo STASIMO, ovvero un commento del coro, in questo si inserivano quelle che potevano essere le riflessioni del pubblico e si inducevano gli spettatori a pensare in un determinato modo, seguire una prassi lineare di pensiero che quindi li GUIDAVA nel susseguirsi degli eventi. Dopo questo momento vi era l'ESODO ovvero l'uscita del coro.