Il teatro medioevale

Il teatro era degenerato nel periodo Romano, divenendo una spettacolarizzazione delle condanne per cui la chiesa nascente SCOMUNICO' tutte le forme teatrali, anche perché quasi tutte erano legate al culto pagano. Il teatro però non scompare del tutto (troviamo iscrizioni in onore di attori nelle tombe cristiane) anche nel primo periodo del medioevo buio e contraddistinto da una crisi generale. I mimi e i pantomimi della tradizione romana divennero i GIULLARI (condannati per il fatto di essere nomadi). Per secoli si è pensato che il teatro medioevale fosse solo cristiano, sappiamo per certo che non si trattavano solo argomenti religiosi, infatti sarebbe stata una contraddizione data la considerazione che la chiesa aveva nei confronti del teatro. (ricordiamo che proprio la chiesa vietò tutte le rappresentazioni e chiuse i “luoghi teatrali”).
Si evolve una nuova idea di teatralità distaccata dagli schemi classici, un teatro non più ancorato ad una determinata struttura ma a luoghi tipici come PIAZZE, SAGRATI DELLE CHIESE, o presso le corti di nobili e feudatari. Proprio i GIULLARI furono l'emblema di questa nuova idea di teatro chiamata TEATRALITA' DIFFUSA, eredi dei mimi romani scomunicati dalla chiesa, inventarono anche un nuovo modo di dare spettacolo che attingeva anche dal repertorio dei cantori delle ORDE BARBARICHE che cantavano i MITI NORDICI. I giullari possono essere definiti ARTISTI POLIEDRICI (perché sapevano recitare, cantare, suonare e danzare, quelli che suonavano venivano chiamati MENESTRELLI) e rappresentarono quella teatralità, MAI accettata dalla chiesa ma diffusa lungo tutto il medioevo.
Le uniche documentazioni medioevali si riferiscono però solo alla sezione religiosa del teatro. Il teatro religioso nacque con i caratteri di cerimonie sacre (come ad esempio LA PASSIONE), che gradualmente assunsero una vera e propria forma teatrale. Queste cerimonie inizialmente non avevano nessun intento di SPETTACOLO, gli interpreti erano infatti i MONACI stessi, erano in LATINO e si rappresentavano prima ad esempio della messa pasquale. Col tempo nacquero nuove cerimonie e le comunità si appassionarono a tal punto che dai monasteri vennero spostate nella cattedrali, in cui vi erano scuole nelle quali studenti e studiosi scrissero nuove rappresentazioni e migliorarono quelle esistenti aggiungendo nuovi particolari e ideando le prime SCENOGRAFIE. A questo punto la chiesa non poté far altro che accettare queste rappresentazioni, anche perché si resero conto che esse potevano avere un ruolo di CATECHESI e non essendo più legate alla liturgia presero il nome di DRAMMA SACRI. A partire dal XII secolo si sviluppò il TEATRO SACRO, i cui attori erano sacerdoti e fedeli (solo uomini). È una forma di teatro e la musica è sempre presente, le rappresentazioni si svolgevano su uno o più palchi allestiti nella piazza, perché dovevano ad esempio essere rappresentate le tappe della vita di Gesù o del Santo protagonista della storia. IN ITALIA esisterà il DRAMMA SACRO ma non deriverà dal “dramma liturgico” ma dalle LAUDA (inni sacri inneggianti alla Madonna e a Dio che venivano cantati durante le processioni).

In un Paese del Beneventano (Guardia Sanframondi) ogni 7 anni si svolge una processione che possiede le caratteristiche delle processioni da cui derivano le LAUDA. Si inseriscono quadri mobili, cioè persone che rappresentano personaggi della bibbia, ma la particolarità è la presenza di uomini incappucciati con petto scoperto che tengono tra le mani un pezzo di sughero in cui sono incastrati frammenti di vetro con il quale si percuotono il petto FLAGELLANDOSI. Le processioni del tempo infatti consistevano sopratutto nell'AUTO-FLAGELLAZIONE. I flagellati si davano forza per sopportare il dolore cantando appunto questa LAUDA (nate da un monaco che credeva che con la fustigazione si riuscisse a vivere meglio la religiosità) i canti inneggiavano ad abbandonare la via del peccato e liberare l'anima “purificandola”. I canti avevano una precisa METRICA e STRUTTURA, le strofe erano cantate dal solista e il ritornello da tutti gli altri fedeli, erano spesso accompagnate da strumenti a percussione (tamburi).

Il perché da queste pratiche esasperate si sviluppi il teatro è dovuto al fatto che una volta che la chiesa ebbe scomunicato la fustigazione la gente continuò a unirsi per cantare le LAUDA e furono ARTICOLATE IN DIALOGHI che si evolvettero nel dramma sacro, e non erano solo monaci a scrivere i testi ma anche laici riuniti in confraternite o addirittura giullari. Il Italia monaci e preti potevano chiedere a tali confraternite di mettere in scema i drammi con l'intento di caratterizzare il pubblico. Solitamente il prologo era in italiano ma furono scritti anche drammi misti. C'è un solo esempio in Italia chiamato “PASSIONE” nel quale al momento in cui vi è il cristo morente vi sono 3 versi in italiano e sono le parole di Maria. I sermoni erano raccolte delle omelie dei sacerdoti e venivano chiamate anche sacre devozioni. Poi abbiamo le “LAUDI RECITATIVE” in UMBRIA e le “SACRE RAPPRESENTAZIONI” fiorentine che vennero scritte da preti presso la corte dei Medici, erano scritti in ottave e prendevano spunto dai canti eseguiti nella piazza di FIRENZE, a differenza di questi ultimi però si inventavano storie immaginare della vita dei santi.