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Limiti del MIDI

Abbiamo già potuto vedere come il limite più vincolante del protocollo MIDI, soprattutto visto ai giorni nostri (dopo più di venticinque anni dalla sua formulazione, in tecnologia è un’eternità!), sia la sua limitata velocità di trasmissione, legata intrinsecamente alla sua architettura, elaborata in un momento in cui era sufficiente collegare tra loro due sintetizzatori monotimbrici tra loro; difficilmente si poteva immaginare dove avrebbe portato la strada tracciata dal protocollo MIDI. Inoltre nella sua natura è un protocollo “tastierista”, é cioè basato su un set di caratteristiche che sono appropriate alla morfologia di un sintetizzatore, ma che mal si adatta ad altri tipi di controller, come i convertitori per chitarra o i convertitori per strumenti a fiato, come lo Yamaha WX-7. Ancora può accadere nella pratica che rimangano alcune note bloccate per errori di trasmissione o di eccessivo traffico (overflow), fenomeno denominato stuck notes, inoltre poche si sono rivelate nel tempo il numero di locazioni (128) previste per i program changes, limitazione aggirata con il ricorso ai bank change messages (che però risulta quanto meno macchinoso). Anche l’obsolescenza di qualche parametro (Omni mode, Tune Request , Axtive sensing, System reset) rivela l’anzianità del progetto, ma possiamo affermare che nel complesso il MIDI ha sicuramente avuto di gran lunga più meriti che difetti.