Elementi fondamentali per l’acquisizione di segnali audio sono i microfoni. Essi sono di vario tipo, ma tutti presentano una struttura denominata trasduttore fonoelettrico, che ha il compito di trasdurre la pressione sonora in tensione elettrica. Ne esistono diversi esempi, con funzionamenti diversi ed ora ci accingiamo ad elencare le possibili classificazioni.
In prima accezione essi sono classificati in:
I primi presentano un solo lato esposto alla pressione sonora, che modula quindi la forma del diaframma. Essi hanno un comportamento analogo a tutte le frequenze (tranne per le alte, che non riescono ad aggirare l’ostacolo formato dal “corpo del microfono) e tende quindi ad essere omnidirezionale. I secondi, invece, hanno entrambe le facciate esposte al suono, e quindi la deformazione del diagramma sarà data dalla somma degli spostamenti sui due lati. Essi tendono ad essere direzionali, rigettando i suoni provenienti perpendicolarmente all’asse del trasduttore. Altra classificazione è quella che tiene conto della proporzionalità tra suono incidente e tensione d’uscita. Essi sono così classificati:
Nei primi la tensione d’uscita è proporzionale alla velocità con cui si sposta il diaframma. Nei secondi invece la tensione d’uscita è proporzionale allo spostamento dalla posizione di equilibrio. Proseguendo, possiamo dividere i microfoni in categorie formate in base alle proprietà sfruttate; di seguito:
Possiamo anche suddividere, i microfoni, in base alle soluzioni costruttive usate, quindi:
L’ultima classificazione presentata, è quella che suddivide i microfoni in attivi e passivi. I primi hanno bisogno di essere alimentati esternamente (condensatore o microfoni a carbone), gli altri no. |