Il microfono a nastro è così denominato per la sua costruzione. Il trasduttore, infatti, presenta una lamina metallica (10^-6 metri ca. di spessore, alcuni centimetri di altezza e pochi millimetri di larghezza) tenuta in sospensione da due supporti metallici ed immersa in un campo magnetico, generato da un apposito apparato. Entrambe le facce della lamina sono, quindi, esposte al campo sonoro. Notiamo la semplicità e leggerezza del trasduttore a nastro, che ha come effetto una notevole risposta in frequenza, sia per banda passante che per linearità e sfasamento. L’inconveniente maggiore, però, si presenta alle alte frequenza, a causa delle linee di forza del campo magnetico. Viene spesso applicata una bobina attorno alla struttura del microfono, in modo da guidare le linee di forza. Questo, però, può scaturire effetti di diffrazione alle frequenze di lunghezza d’onda paragonabile alla misura dello spazio presente tra una spira e l’altra. Ancora, eventuali problemi di trasduzione, dovuti alla leggerezza dell’apparato, possono presentarsi sulle frequenze gravi. Esso presenta, inoltre, una notevole cedevolezza se esposto a forti pressioni sonore. Si può, così, incappare nell’inconveniente di un movimento laterale della lamina (che dovrebbe muoversi lungo l’asse perpendicolare alla sua area) con conseguente effetto di distorsione del segnale audio. Per risolvere ciò si usa trattare il diaframma in modo da renderlo corrugato o pieghettato. Anche questo tipo di microfono è sensibile alle interferenze elettromagnetiche e, nella maggior parte dei casi, esso viene rinchiuso in una struttura metallica, che funge da schermo. L’impedenza, come nel microfono a bobina mobile, è dell’ordine delle decine di Ohm, ed è, quindi presente un trasformatore, per portarlo a valori efficaci di comunicazione con altre macchine.
Riassumendo, il microfono a nastro generalmente è:
Le sue caratteristiche sono:
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