Questo tipo di microfono è così denominato, per via del trasduttore che sfrutta le proprietà del condensatore. Questo è formato da due piastre metalliche, dette armature, poste ad una certa distanza. Nel mezzo troviamo un materiale isolante (nel nostro caso l’aria). Le due armature sono inserite in un circuito, che, se chiuso, permette il passaggio di corrente; le cariche negative si accumulano su una delle piastre, mentre l’altra si caricherà positivamente; nel mezzo si formerà un campo elettrico. Quindi l’onda sonora incidente il diaframma (rappresentato da una di esse), modulerà l’entità del campo elettrico, generando variazione di corrente. Dovendosi accumulare elettroni (carichi negativamente) su una delle piastre, c’è bisogno di un sistema di carica, ovvero un’alimentazione esterna. In alcuni casi, però troviamo od un’alimentazione interna (fornita da una pila), oppure troviamo l’armatura che funge da diaframma, caricata in fase di costruzione (si dice caricata ad electret), con trattamenti termici ed elettrici. In quest’ultimo caso, spesso la piastra è caricata mediante potenti scariche di elettroni, ed è di materiale capace di trattenere la carica (come il kevlar); la controindicazione è che questi materiali, usati come diaframma, rendono il trasduttore poco sensibile, a causa della loro massa. Si usa quindi realizzare il contro elettrodo (cioè l’altra armatura) con questo materiale; ciò risulta poco agevole, visto che viene aumentata la capacità statica del condensatore.
Le leggi, descriventi il funzionamento del condensatore, che risultano più influenti nella realizzazione di questo tipo di trasduttore sono due:
La prima legge mette in evidenza come, per estendere il limite inferiore della banda passante, a parità di capacità statica C0 (compreso tra 20 e 100 pF), si dovrebbe diminuire, a valori efficaci, la resistenza R (quindi valori tra 80 e 400 Ω). La seconda è la legge che descrive l’andamento della tensione all’uscita del condensatore. Quindi, per una buona trasduzione bisognerebbe massimizzare la tensione di polarizzazione E0, e la variazione di capacità c(t); mentre la capacità statica C0, dovrebbe essere ridotta a valori minimi. In generale si cerca un buon compromesso tra queste condizioni. La cedevolezza del trasduttore, oltre che alla sua massa esigua, è notevole anche a causa del cuscino d’aria che si forma tra elettrodo e contro elettrodo. Perciò si cerca di diminuire la massa del diaframma (nella quale è inclusa la massa d’aria retrostante), mentre si massimizza la tensione elastica con la quale il diaframma tende a ritornare in posizione di riposo. Si usa, anche praticare dei fori ciechi sul contro elettrodo, smorzando così l’effetto del cuscinetto d’aria. Con questi accorgimenti si raggiunge una notevole sensibilità. L’inconveniente può presentarsi con forti pressioni sonore: si rischierebbe di incappare in distorsione. Questo trasduttore è tipicamente a pressione; però, praticando dei fori sul contro elettrodo, lo si può rendere a gradiente (anche se perde un po’ delle sue potenzialità). Nella maggior parte dei casi viene richiesta una tensione di alimentazione (di solito trasportata dal cavo schermato) di 48 volt. In questo caso, essa viene detta phantom power; se è richiesta una tensione maggiore (fino a 200 volt) o minore (fino a 12 volt), essa è chiamata semplicemente tensione di alimentazione. A causa della complessità dei circuiti, l’impedenza risulta alta: serve quindi un trasformatore che riporti questo valore, su quantità accettabili (200-300 Ω).
Riassumendo, il microfono a condensatore, generalmente è:
Le sue caratteristiche tipiche sono:
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