Secondo la teoria greco-gregoriana, il ritmo è concepito come ordine nella successione dei movimenti. A base della successione stessa sta l'unità di musica indivisibile: il tempo primo che in grafia moderna si può tradurre con la “croma”.
Dall'unione di più tempi primi nasce il “piede” musicale. Il più piccolo piede possibile, quindi è quello composto da due tempi primi, che pur essendo perfettamente identici, hanno una funziona nettamente differenziata: di Arsi l'uno (levare) e di Tesi l'altro (battere). Naturalmente il movimento ritmico può, però cominciare in Arsi (ritmo ascendente) o in Tesi (ritmo discendente). L'Arsi e la Tesi si possono sviluppare variamente ottenendo piedi di varia ampiezza e natura. Il carattere ondulante e mobile delle melodie gregoriane è dato appunto dal susseguirsi di piedi di varia struttura, che rendono il discorso musicale libero e naturale e, nello stesso tempo, armonico e altamente espressivo. Con l'avvento della musica “mensurata”, il ritmo libero cede gradualmente terreno al ritmo quadrato, nel quale il piede ritmico prescelto si mantiene costante e corrisponde alla battuta. Ritmi regolari Per convenzione s'intendono “regolari” quei ritmi la cui perfetta quadratura s'identifica con la matematica simmetria delle battute. Il piede nel ritmo regolare è l'inciso che corrisponde all'entità spaziale della battuta, qualunque sia il suo movimento e tenuto conto che la posizione dell'inciso può trovarsi entro le stanghette, quanto a cavallo delle stesse. L'avvicinamento di più incisi avviene sempre secondo il principio binario o ternario, formando l'organismo ritmico immediatamente superiore: la semifrase. Gli incisi che la costituiscono assumono però aspetti e funzioni differenziati in quanto il primo si presenta come una proposta mentre il seguente (o i seguenti) come risposta. Tale risposta potrà essere affermativa se ritmicamente simile alla proposta e negativa se differente o contrastante. Le architetture possibili della semifrase sono dunque le seguenti:
A A' B
A B B'
A B A' Il più interessante schema è, evidentemente l'ultimo, che avvicina un inciso di proposta al prossimo d'intermezzo e all'ultimo di ripresa. La semifrase ternaria è però piuttosto rara nella letteratura musicale. Invece nella costruzione delle aggregazioni ritmiche più ampie, il principio ternario trova larga applicazione. In ordine crescente gli elementi del discorso musicale sono:
la somma di più periodi porta al periodo composto. Ciascun elemento ritmico concorre in gruppi binari o ternari di carattere affermativo, negativo o misto alla formazione di quello immediatamente superiore. La frase regolare binaria comprenderà l'estensione di quattro battute, quella ternaria di sei. Infine il periodo regolare ha nell'uso costante degli autori la lunghezza di 8 o di 12 battute. Il periodo rappresenta l'espressione di un pensiero musicale completo. Ritmi iniziali e finali Anticamente il modo d'iniziare il ritmo dava origine ai piedi ascendenti o discendenti. Allo stesso modo, a seconda della posizione che il ritmo iniziale assume nei confronti della battuta, si distinguono attualmente tre specie di ritmi:
Il ritmo finale, invece, si può presentare, principalmente, sotto due aspetti distinti:
Lunghezze diverse e Irregolarità Come avviene nelle maggiori opere di architettura, di poesia, di scultura e di pittura, anche nella ritmica musicale, molte forme, perfettamente “regolari” sono costruite per mezzo di elementi non perfettamente simmetrici. Tale asimmetria però anziché nuocere al complesso, ottiene il massimo rendimento con la soddisfazione del principio estetico: unità nella varietà. Ferma restando, quindi, la quadratura del periodo l'ampiezza dei singoli incisi può essere variabile, per cui la minore lunghezza di uno è compensata dalla maggiore lunghezza dell'altro. Come si è visto, gli elementi costitutivi del periodo non sono sempre disposti in simmetria “osservata”. La irregolarità però si fa più notevole quando si riferisce alla frase o addirittura al periodo. Tuttavia l'asimmetria ritmica non costituisce affatto un “errore”. Anzi il termine di “irregolarità” serve unicamente a distinguere i ritmi quadrati da quelli liberi. Irregolari sono perciò, convenzionalmente, quelle frasi costituite con un numero dispari di battute. |
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