Xilofono

Lo xilofono (o silofono) è costituito da due file di barrette di legno disposte come la tastiera di un pianoforte, cioè le note naturali nella fila inferiore e quelle alterate nella fila superiore. Questo per quanto riguarda la versione moderna dello strumento, perché in passato era dotato di una sola fila. Al di sotto delle barrette, in corrispondenza di ciascuna di esse vi sono dei tubi aperti che fanno da cassa di risonanza, cioè filtrano il suono. L'altezza delle note dipende dalla lunghezza delle barrette: più sono lunghe e più il loro suono è grave e viceversa. Lo xilofono fa parte della categoria delle percussioni a suono determinato e lo si suona con delle mazzuole di legno. Si percuotono ovviamente le barrette di legno e si possono ottenere diversi effetti. Spesso per prolungare il suono si usa la tecnica del trillo, che consiste nel battere le bacchette sulla stessa barretta in rapida alternanza. Altri effetti ottenibili sono il glissando e le note ribattute.

La sonorità di questo strumento è secca e legnosa ma molto limpida, anche se il suono si spegne subito. Per prolungare il suono si usa infatti la tecnica prima descritta. L'estensione dello xilofono è di tre ottave come si può vedere sotto:



La storia di questo strumento, come di altri simili è abbastanza curiosa: furono i primi ad aprire all'uomo la possibilità di imitare il proprio canto, di creare intervalli, di riprodurre il gorgheggio degli uccelli; sono stati gli ultimi, nell'epoca contemporanea, a conquistarsi una veste definitiva e ad accedere al sistema tonale europeo.
Non abbiamo oggi reperti archeologici che possano testimoniare l'esistenza di questi xilofoni primitivi, il materiale di facile deperibilità non ci ha certo aiutati in questo senso; rappresentazioni pittoriche e sculture ci consentono invece di dare un volto a questi strumenti dalle origini, dai rilievi del tempio di Panataran a Giava possiamo apprendere dell'esistenza di questo strumento in quella civiltà mille anni prima di Cristo. Lo xilofono è menzionato per la prima volta nelle cronache musicali europee nel 1511 dall'organista tedesco Schlick, che gli dà il nome di “percussione di legno”; è un destino ingrato quello che lo xilofono dovrà conoscere nella musica europea, legato per secoli a tradizioni musicali popolari, fu superato in uso e importanza da una vasta gamma di altri strumenti; solo il Novecento con la sua ansia del nuovo lo ricompenserà della lunga attesa dandogli nuova dignità nell'insieme orchestrale. Lo strumento medioevale si suppose fosse composto da dodici tasti e, da quanto riprodotto in incisioni del Trecento, veniva suonato da un esecutore che lo reggeva sul ventre orizzontalmente legandolo con delle cinghie alle spalle; contrariamente all'uso fattone più tardi, sembra che in questo suo primo apparire lo xilofono fosse suonato verticalmente, per analogia forse con il salterio, un altro strumento a percussione medioevale.

A Bologna nel 1695 un musicista di nome Giuseppe Paradossi pubblicò un metodo dal titolo “Modo facile di suonare il sistro, nomato il timpanio”, che conteneva il disegno di uno xilofono a dodici tasti e numerose tavole a esso dedicate che avevano per tema danze contadine. Dobbiamo arrivare al 1830 per trovare le prime notizie concrete sulla esistenza dello xilofono nella pratica comune e sul suo uso concertistico. Il compositore Mendelssohn fu impressionato in maniera molto favorevole (e con lui anche Chopin e Liszt) dal virtuosismo esecutivo di un musicista ebreo di nazionalità russa, Gusikow, che aveva perfezionato una tecnica strumentale di grande portata. Fu proprio questo funambolesco interprete, con le sue acclamate tournée concertistiche, a far conoscere questo strumento a tastiera in tutta l'Europa. Un impiego efficace dello xilofono fu fatto nella “Dance macabre” di Saint Saens, quasi ad imitare suono di ossa: si può considerare questa la prima volta che lo xilofono venne impiegato nella musica europea d'autore; siamo nel 1874.
Nel 1900 Bartok valorizzò ulteriormente lo strumento impiegandolo in varie opere. Nel XX secolo, grazie al musicista Pierre Boulez, lo strumento acquista prestigio al punto da diventare imprescindibile tra le percussioni delle orchestre sinfoniche per essere impiegato anche come strumento solista.