Tromba

Sulle origini della tromba gli storici, pur mancando di dati precisi e procedendo di conseguenza per intuizioni, sono tuttavia concordi nel ritenerle antichissime. La Bibbia parla di trombe d'argento, conosciute sotto il nome di Chatzozerà fatte costruire da Mosè per servizi religiosi, e dei riti ai quali, durante il Regno di Salomone, partecipavano 120 sacerdoti suonatori di tromba. Ma più che la leggenda, ciò che fa ritenere la tromba strumento antichissimo, è la semplicità primitiva della sua costruzione, consistente in un tubo metallico di varie dimensioni secondo le tonalità nelle quali veniva costruito, nel qual tubo l'estremità inferiore si allargava a forma di campana - spesso foggiata a testa di animale - mentre l'estremità superiore terminava con un bocchino.

Le prime trombe diritte od a squillo, come comunemente venivano chiamate, erano di bronzo, faticosissime a suonarsi. Per agevolare la funzione dei muscoli facciali, i suonatori sì applicavano un apparecchio di cuoio (Capistrum) al viso. La tromba in Egitto, donde venne importata, era di rame, d' argento o di corno d’ariete, e solo più tardi, nel Medio Evo, si usò 1'Oricalco, lega speciale corrispondente all'ottone: donde il nome di Oricalchi agli strumenti metallici a bocchino. Secondo le forme diverse che le venivano date, la tromba mutava timbro e nome; così, oltre alla citata Chatzozerà, costituita d'un tubo diritto e conico lungo un cubito, si ebbero lo Shofar, il Keren ed il Keras, tutti e tre dalla forma di corno di bue, e la Salpinx, dal timbro chiaro e squillante, della quale i Greci si servivano in guerra e negli spettacoli delle Olimpiadi. Presso i Romani, oltre la Buccina o Tuba Curva fatta a spirale, e il Cornus a forma di conca marina, o di corno di bue, troviamo la Tuba usata dalla fanteria, identica alla Salpinx Greca, lunga un metro e mezzo, nonché il Lituus, di cui invece si serviva la cavalleria, dalla campana rivolta verso il viso del suonatore e dal suono molto più acuto della Tuba.
Dalla Buccina, tagliata nelle tonalita' più basse della tromba, il Reimann fa derivare il nome tedesco al Trombone Posaune da Busaun, come veniva chiamata la buccina nel XVI Secolo.
Altre forme e denominazioni si ebbero del primitivo strumento. Ricorderemo soltanto i Clarini del Sec. XVI che durarono sino al Secolo XVIII.

Gli antichi popoli si valsero della tromba per l'esaltazione religiosa degli spiriti, più che a scopi bellici; i Romani invece la utilizzarono sopratutto nelle guerre per la sonorità squillante del suo timbro.
Ma la costruzione primitiva dello strumento offriva gravi inconvenienti. S'impose la necessità di ripiegare il tubo di cui era formata e la Tromba diritta fu sostituita da quella che prese le denominazioni di Tromba Storta, Corta, Doppia o Ricurva, di cui gli storici assicurano l'esistenza anteriormente al 1500.
La tromba a squillo, era generalmente tagliata in Sol e mediante l'applicazione dei Ritorti veniva ridotta verso il grave, in Fa, in Mi, in Mib, in Re, in Do, in Sib e in La. Si ottenevano inoltre altre tonalità intermedie con spostamenti di semitoni a mezzo di puntine scalate - specie di cannellini metallici – che servivano pure alla semplice accordatura degli strumenti per l' esecuzione della musica d' assieme, finché tali puntine vennero sostituite nel 1780 con una pompa che Halternhof, aveva applicato con successo al corno 20 anni prima.

Dalla Tromba a squillo, naturalmente, non si potevano ottenere che i suoni armonici e cioè: la fondamentale corrispondente alla nota nella quale era tagliato lo strumento, l' ottava della fondamentale, la quinta dell’ottava, la seconda ottava, la terza, la quinta e la settima minore della seconda ottava, la terza ottava, ed alcune note in scala diatonica.
Ma le risorse sempre limitate della Tromba a squillo di fronte specialmente al progredire della musica strumentale, indussero lo stesso Halternhorf, verso la fine del Secolo XVIII, a costruire delle trombe a tiro con la pompa a coulisse già applicata con successo al Trombone; il tentativo però non ebbe fortuna;  e nella stessa Inghilterra, ove maggiormente visse, si può ritenere ormai scomparsa.
Si iniziò allora la ricerca affannosa per giungere ad una risoluzione dell' assillante problema, di dotare cioè la Tromba della scala cromatica. Dalle cinque o sei chiavi funzionanti su altrettanti fori, mediante leve come nei clarinetti e nei flauti, dell' austriaco Weidinger e dell' inglese Halliday, e all'incastro a molle successivamente applicato alla tromba dal francese Legrain, si giunse ai pistoni inventati da Bluhmel ed applicati al corno per la prima volta da Stôlzel nel 1813. Tale invenzione consiste in tre pezzi di prolungamento (chiamati pompe) comunicanti col tubo principale, a mezzo dei pistoni funzionanti da valvole, e della pompa generale che è parte intrinseca del tubo principale, perciò del tutto indipendente dai pistoni. Tanto le tre pompe quanto i tre pistoni, si distinguono con la progressione numerica di 1 – 2 e 3. Dall'effetto parziale di quest'ultimi si ottiene l'abbassamento delle tonalità nella quale lo strumento è tagliato, nella misura seguente: di mezzo tono col pistone più corto, posto in mezzo agli altri due e distinto dal numero 2; di un tono col pistone N° 1; di un tono e mezzo col pistone N° 3; di due toni abbassando contemporaneamente il 2 ed il 3, di due toni e mezzo abbassando l’1 ed il 3 di tre toni abbassando tutti e tre i pistoni insieme.
Nè qui ha fine la ricerca veramente febbrile da parte degli studiosi; per raggiungere il maggior perfezionamento possibile. Nel 1829 infatti, il fabbricante viennese Riedl inventò i doppi pistoni, applicandone cioè due per ogni pompa, funzionanti a mezzo di leve che rimanevano fisse come i pedali dell'Arpa, per cambiare istantaneamente di tonalità. Il nuovo congegno venne però presto sostituito dallo stesso Riedl coi cilindri o rotelle, messe in funzione anch' esse a mezzo di leve e di ben poco dissimili dal meccanismo che si applica ancor oggi agli strumenti d' ottone. Da tale meccanismo, l'antica tromba a squillo, prese il nome di tromba a macchina.
Il fabbricante Adolfo Sax, portò a sei il numero dei pistoni (chiamato sistema degli strumenti a sei pistoni indipendenti) allo scopo di rendere migliore l' intonazione, specialmente delle note che richiedono l'impiego simultaneo di due e tre pistoni, ma l' innovazione non ebbe fortuna. Per il complicato suo meccanismo essa rendeva più che mai disagevole il maneggio degli strumenti e venne perciò ben presto abbandonata.
In seguito ai tentativi più o meno fortunati a cui abbiamo accennato, la Tromba a macchina del Riedl conserva dunque a tutt'oggi il campo incontrastata. La tromba a pistoni è usatissima specialmente in Francia e va sempre più diffondendosi anche in Italia. Ed è bene che ciò sia, poiché la più diretta e pronta comunicazione dei tubi addizionali col tubo principale ottenuta dai pistoni in confronto dei cilindri, riesce di sensibile giovamento al timbro e all'intonazione; a proposito della quale sarà utile aggiungere, che con la recente applicazione di un meccanismo semplicissimo alla pompa generale od alla pompa corrispondente al primo pistone, l' esecutore potrà agevolmente correggere l'intonazione delle note difettose che col labbro soltanto non si riuscirebbe a correggere.
La tromba a squillo venne introdotta per la prima volta in orchestra nel 1607 da Claudio Monteverde e precisamente nell' Orfeo,coll'indicazione in partitura di Clarini. Haendel e Bach sottoposero questo strumento a difficoltà notevoli, impiegandolo anche nella terza ottava; ciò ha fatto sorgere il dubbio che si trattasse di trombe diverse dalle normali o di Clarinetti, tant'è che Mozar modificò molti passi nella musica di detti autori e sostituì le trombe con Oboi e Clarinetti.
Ma sino all'inizio del secolo XIX, la funzione della tromba e degli ottoni in genere in orchestra ebbe limiti assai modesti. Quando non erano completamente esclusi, questi strumenti figuravano in orchestra soltanto nei ripieni; e cominciarono a godere di qualche considerazione, con Beethoven, Weber e Rossini che ne utilizzarono meglio le risorse e soltanto lo strumentale moderno diede loro la maggiore e doverosa importanza.
Ma se i congegni introdotti nella tromba e più ancora la sua costruzione radicalmente mutata hanno potuto raddolcire il suo timbro così da permetterle d'esprimere anche sensazioni mistiche e sentimentali, tuttavia la sua caratteristica originale sta sempre nella sonorità potente e squillante, per cui si presta in modo superlativo in ogni manifestazione guerresca e nelle apoteosi trionfali.

Oggi costruttivamente la tromba è costruita partendo da una spirale grezza in ottone. Sebbene la sezione dello strumento sia di forma cilindrica, essa è assemblata con una complessa serie di segmenti conici, partendo dalla sezione più stretta, quella vicina all'imboccatura e finendo al collo che precede la svasatura della campana. Vengono saldate le sedi dei pistoni e tutti i rinforzi che le conferiscono maggiore rigidità. La campana può essere realizzata in due modi differenti che caratterizzano il livello qualitativo dello strumento. Nei modelli economici, o da studio, essa è composta da due pezzi, quindi saldata allo strumento. Questa saldatura è facilmente visibile all'interno dello strumento, dove svanisce la conicità della campana. Nei modelli professionali invece la campana è ottenuta da una lamina unica con il corpo. Questo processo più complesso consente di creare strumenti con maggiore risonanza ed una resa sonora superiore. Al termine delle varie saldature, la tromba solitamente viene laccata o argentata. La pompa d'intonazione è la prima parte della curva del canneggio della tromba che conduce l'aria dall'attaccatura del bocchino ai cilindri dei pistoni. Facendo uscire o rientrare una porzione di essa, si modifica la lunghezza della colonna d'aria interna, andando quindi a variare l'intonazione dello strumento. Il generale viene realizzata a forma di “U”, con le estremità che si inseriscono nei canneggi del corpo della tromba, ma esiste anche la montatura “reverse”, con l'estremità superiore che si unisce esternamente al canneggio. Nella pompa d'intonazione è presente una valvola, la chiave dell'acqua, che serve a far uscire la condensa accumulata all'interno di essa. Una seconda chiave dell'acqua è quasi sempre presente nella pompa del terzo pistone.

Attualmente esistono tre tipologie di trombe:

  • LT (leggere) – sono generalmente laccate (dorate), hanno un canneggio abbastanza sottile, sono leggere, hanno una campana più stretta alla base con un padiglione ampio; tutto ciò determina maggiore velocità del flusso dell'aria e maggiore facilità di esecuzione, produzione di suoni più squillanti e avvertiti a maggiore distanza; tutte caratteristiche che si adattano ad ambienti esterni.
  • H (pesanti) – sono generalmente argentate, hanno un canneggio più largo, sono più pesanti e hanno campane più tozze; questo comporta: necessità di flusso maggiore d'aria e quindi maggiore difficoltà a produrre suoni, timbri meno squillanti ma di gran lunga più espressivi , con ampie possibilità di variazione timbriche e dinamiche del suono; questo consente di raggiungere la massima intensità dei suoni, grazie anche a modifiche ai cilindri dei pistoni (appesantendo la tromba).
  • G (di rame) sono costruite con rame e hanno quindi un colore rossiccio, sono meno comuni e hanno timbri molto caldi ed espressivi.

Per facilitare il passaggio del flusso d'aria lungo in canneggio, facilitando quindi l'emissione dei suoni, ci sono generalmente due alternative nella costruzione della pompa l'intonazione, aumentarne la cubatura oppure eliminare l'attrito dell'aria causato dal gradino della pompa d'intonazione inserita all'interno della prima porzione del canneggio (il tratto cilindrico che va dall'attaccatura del bocchino alla pompa d'intonazione). Quest'ultima opzione è possibile grazie alla montatura di una pompa d'intonazione “reverse”, che prevede l'attaccatura con scivolamento esterno al canneggio, diversamente da quello interno delle pompe ad “U”.

Il suono nella tromba viene prodotto insufflando aria nello strumento per mezzo della labbra a contatto con il bocchino, in modo che vibrando esse producano un fine ronzio. Essendo infatti un labiofono, non è la vibrazione di un'ancia ad emettere il suono, bensì quella delle due labbra del musicista. Il trombettista può scegliere la nota da emettere, fra un insieme di tonalità fondamentali e armonici essenzialmente modificando la pressione del flusso dell'aria immessa e l'apertura del labiale: più l'apertura labiale è ampia, maggiore la portata del flusso d'aria, minore la sua pressione, più la note emessa sarà grave e viceversa; I pistoni permettono di modificare il percorso dell'aria nello strumento, alterandone la lunghezza  e quindi variando la tonalità emessa. Con i soli tre tasti della tromba in Sib, un trombettista può suonare in ogni chiave. Il bocchino permette al trombettista un comodo appoggio delle labbra allo strumento, e consente di contenere il diametro del canneggio della tromba. Il suono, nato per mezzo delle labbra, percorre tutta la tubazione e viene amplificato dallo strumento per mezzo della campana. Ci sono svariati bocchini che consentono al musicista di creare sfumature particolari nel suono.
La tromba è molto simile, per forma ed estensione, al flicorno soprano, che (come tutti i flicorni) ha la campana più pronunciata e il canneggio conico. Il canneggio della tromba invece è cilindrico per quasi tutta la sua lunghezza. Questa caratteristica rende la tromba molto più squillante rispetto al flicorno soprano che ha un timbro più scuro.
Il trombino, o tromba piccola, suona ad un'ottava più in alto rispetto alla tromba. Ci sono anche trombe con valvole rotative, spesso di origine tedesca, così come le trombe basso, soprano e barocca.

La tromba è uno strumento prodotto in molte tonalità. La più diffusa è la tromba in Sib, seguita da quelle in Do, in Mib e quindi in Re. In molti paesi, fra cui gli Stati Uniti e gran parte dell'Europa, la tromba in Do è tuttora quella in uso nelle orchestre. L'estensione della tromba in Sib parte dalla nota scritta Fa# grave (tagli addizionali al di sotto del pentagramma) e sale cromaticamente, passando per il Do centrale, fino a due ottave e mezza in alto. La nota più alta solitamente consentita è scritta come Do (suona Sib; ogni nota scritta sul pentagramma delle partiture per tromba in Sib corrisponde alla corrispettiva del piano ma un tono sotto), sebbene si possano ottenere note più alte. In alcuni dischi jazz è possibile ascoltare trombettisti che eseguono note estremamente alte per questo strumento.
La tromba piccola (o trombino) è solitamente in Sib e La, e la sua tonalità è chiara e metallica. Molti di questi strumenti hanno quattro valvole invece che le solite tre: lo strumento ha una nota fondamentale bassa e con la valvola aggiuntiva esso può raggiungere note che sarebbero impossibili con tre valvole. La tromba basso lavora a frequenze simili a quelle del trombone, per questo motivo sono i trombonisti a suonare questo strumento.



Il legato della tromba è di effetto eccellente. L'esecutore oggi, sa trovare opportuni accorgimenti per simulare il legato anche in qualche caso in cui il legato non è possibile. Allo stesso tempo la tromba dispone di una notevole agilità di labbro nello staccato, avvalendosi delle articolazioni semplice, doppia e tripla. I suoni frullati sono di grande effetto, mentre i suoni vibrati si ottengono con uno speciale impulso delle labbra e con il contributo di una lieve oscillazione del dito sul pistone. Il risultato è penetrante e sensuale, tendente molte volte alla voce umana. Gli effetti di portamenti glissati sono possibili con intervalli non superiori alla terza maggiore. Merita una discussione più approfondita la sordina che nella tromba può avere varie caratteristiche:

  • Metallo – produce un timbro crepitante, metallico, sempre più aspro man mano che si sale verso l'acuto.
  • Fibra o cartone – effetto più dolce, verso l'acuto i suoni sono meno aspri e nel grave ha un'efficacia maggiore della sordina metallica, è adatta soprattutto al cantabile, da il senso di una tromba lontana.
  • Sordina wà-wà – di origine americana essa ha un foro nel suo asse, nel quale è inserito un piccolo imbuto. La mano, giocando nell'apertura di tale imbuto, può variare l'intensità e il colore del suono ottenendo suoni sfumati, oscillanti, ecc., secondo la fantasia dell'esecutore (fantasia che per il virtuoso del jazz non ha limiti). La sonorità prodotta da questa sordina è dolce ed ovattata in tutta l'estensione dello strumento, tanto da sembrare che il suono esca da una scatola chiusa. L'imbuto è una sordina che può smorzare moltissimo il suono.
  • Sordina muta – essa può graduare la sua facoltà di smorzamento del suono graduando la chiusura del padiglione. A padiglione tutto chiuso il suono diventa opaco ed ha soltanto un vago ricordo del timbro della tromba; sembra un altro strumento morbido, dolce, poetico, uno strumento che ricorda un po' il sassofono ma è più delicato. Queste speciali prerogative diminuiscono man mano che il padiglione viene aperto, dando luogo ad una ricca scala di sfumature timbriche.