Corno inglese

L'etimologia del nome ha suscitato molte controversie tra gli esperti, al punto che ancora oggi non si sa con certezza quale sia la sua origine. Secondo l'ipotesi più accreditata lo strumento deve probabilmente il suo nome all'espressione francese corne d'angle o cor anglè, quindi “angolato”, per l'angolo che presentava al centro della canna, successivamente tradotta erroneamente “inglese” (“anglais”, dalla pronuncia analoga ad “anglè”). Nato intorno alla metà del 1700 come modificazione dell'oboe da caccia, in realtà si tratta di un oboe contralto, la cui estensione è una quinta giusta sotto quella dell'oboe.



Il corno inglese aveva in origine una forma ricurva ad ampio raggio per permettere all'esecutore di agire con le dita della mano destra sui fori situati all'estremità inferiore e che, date le dimensioni dello strumento, sarebbero stati irraggiungibili con una conformazione perfettamente diritta. Questa forse era però costosa e difficile da ottenere. Solo verso la fine dell'800 lo strumento assunse la forma attuale. Fu nel 1839 che Henry Brod brevettò il primo modello a corpo dritto, nel quale il problema della maneggevolezza fu risolto adottando un prolungamento metallico dell'imboccatura, di forma ricurva e chiamato “esse”, sul quale si innesta l'ancia. Lo strumento moderno presenta la caratteristica forma sferica della campana che contribuisce a rendere la sonorità più piena e meno penetrante.
Il corno inglese è uno strumento difficile da suonare, ma per quanto faticoso, è sicuramente meno impegnativo dell'oboe. Rispetto a quest'ultimo, difatti, il corno inglese possiede un'ancia più larga che ne agevola l'emissione del suono. Coloro che lo suonano, inoltre, potrebbero rischiare la tendinite o la sindrome del tunnel carpale, a causa del peso dello strumento da sostenere per lunghi periodi. Onde evitare questo pericolo, il suonatore del corno inglese assicura il proprio strumento al collo tramite un apposito cordino.

Ampiamente utilizzato dai compositori precedenti a Bach, è solo con Rossini, che lo impiegò nell'ouverture del Guglielmo Tell, che il corno inglese assume il ruolo di strumento solista, grazie alla sua voce melanconica che lo rende particolarmente adatto per lenti lunghi assoli di natura pastorale. In tempi più recenti Berlioz lo ha impiegato nell'overture del Le carneval romain, Wagner nel Tristano e Isotta e Dvorak nella sinfonia Dal nuovo mondo.