Gli archi sono strumenti della famiglia dei cordofoni (a corda strofinata), nei quali la vibrazione delle corde è sollecitata da un archetto su cui viene teso un fascio di crini di cavallo.
Lo sfregamento o la percussione dell'archetto sulla corda genera un suono di frequenza direttamente proporzionale alla tensione ed inversamente alla lunghezza e allo spessore del segmento di corda interessato. La cassa armonica ha una speciale rientranza su entrambi i lati, che consente al musicista di azionare agevolmente l'archetto sulle corde. Violino, viola, violoncello e contrabbasso costituiscono la base dell'orchestra sinfonica. Altri strumenti ad arco sono stati usati nel passato, ma non sono più utilizzati nella musica del nostro tempo. Tra questi c'è la viola da gamba, presente in 3 taglie principali, ciascuna con una differente tessitura (soprano, tenore e basso) più il cosiddetto violone (a sua volta in due differenti taglie ed accordature), che rappresenta il contrabbasso della famiglia. Gli strumenti ad arco sono anche definiti come appartenenti alla “famiglia delle viole”, questa nasce tra il Medioevo e il Rinascimento, quando con il termine “vielle” si indicavano tutti gli strumenti suonati tramite l'utilizzo di un archetto. Successivamente, si distinsero due famiglie principali di strumenti: le viole da gamba e le viole da braccio (la famiglia di strumenti che costituisce gli archi in senso moderno. Una particolare tecnica adottata sugli alti è il suono a corde doppie, che si ottiene suonando due corde simultaneamente, ossia eseguendo un bicordo. Per realizzare un raddoppio è necessaria una notevole coordinazione di movimenti e un'elevata precisione nella posizione della mano sinistra e della relativa diteggiatura: l'azione di più di un dito della mano sinistra richiede uno sforzo maggiore e grande esattezza per evitare di produrre un suono stonato. A volte è necessario spostarsi su una posizione più alta, per poter posizionare correttamente le dita sulle corde. È possibile anche suonare su tre o addirittura su tutte e quattro le corde producendo accordi caratterizzati da una notevole difficoltà tecnica, dovuta al posizionamento delle dita su varie corde. Il più antico brano musicale pubblicato in cui venne utilizzata questa tecnica nei vari strumenti ad arco è il “Capriccio Stravagante” di Carlo Farina (1627). |