Chitarra

Ormai è praticamente accettato da tutti gli studiosi il fatto che la chitarra sia uno strumento di origine mediorientale (il suffisso -tar compare nei nomi di strumenti a corda pizzicata di antiche lingue, compresa anche il sanscrito, e significa invariabilmente "corda"). Inoltre alcune tavolette in argilla risalenti ad un periodo che va dal 1500 al 2500 a.C. circa, raffigurano persone che suonano strumenti a corda con cassa e manico: in un caso (quello della tavoletta di Bos-Ojuk soprannominata "della chitarra ittita") compare uno strumento con le caratteristiche che compaiono anche nello strumento moderno, e cioè cassa a forma di otto e manico con tastature. Per quanto riguarda la presenza di uno strumento a corda pizzicata con cassa e manico si può comunque tornare ancora più indietro nel tempo, spostandoci nell'antico Egitto: è infatti in un affresco nella tomba del Faraone Nakht (della XI o XII dinastia dei re di Tebe: 3762 - 3703 a.C.) che troviamo la raffigurazione di una suonatrice di liuto egizio: cassa ovale (ma in altre raffigurazioni compaiono curve concave ai lati), manico lungo, due o tre corde suonate con un plettro.

Non ci sono giunti documenti che attestino la presenza di strumenti simili alla chitarra in Grecia (lo strumento di nome KYTHARA è più un'arpa), mentre pare sia presente uno strumento nell'antica Roma, di nome FIDICULA (detta anche chitarra latina), con caratteristiche che portano direttamente alla chitarra rinascimentale: probabilmente la fusione delle caratteristiche di questo strumento con quelle degli altri, arrivati in epoca medievale in Europa attraverso la conquista araba (la guitarra morisca), portò alla nascita della vera e propria chitarra. Prima però di arrivare a questo, c'è da dire che in epoca medievale molti erano gli strumenti a pizzico di fogge, intonazioni e caratteristiche varie: tra questi il GUITTERN (guinterne, quinterna, gittern), qui menzionato per la sua diffusione (compare in molte miniature, bassorilievi e altre opere artistiche) e per il suo nome, avente la stessa radice. Comunque è innegabile che la chitarra abbia avuto tra i suoi antenati la viola da mano, strumento che è una variante della viola da braccio (da usare con l'arco), e che in Spagna darà vita appunto alle tre diverse forme della Vihuela: vihuela de mano, vihuela de peñola (da suonarsi con il plettro), vihuela de arco. Dalla viola da braccio nascerà tutta la famiglia delle viole (da braccio e da gamba), la viola da mano si evolverà in Spagna nella vihuela, strumento che nella penisola iberica sostituisce il liuto.

Nel Rinascimento la chitarra assume un assetto finalmente consolidato: forma a otto, manico con tastature in budello, armata di quattro "cori" (corde appaiate ed accordate all'unisono o all'ottava), anche se a volte il primo coro è singolo (tant'è vero che qui in Italia alcune composizioni destinate per questo strumento vengono chiamate "per la chitarra de sette corde"). I tasti potevano essere pochi (quattro o cinque) se la chitarra veniva usata solo per l'accompagnamento con accordi (le cosiddette "botte"), oppure aumentavano se lo strumento era destinato alla musica contrappuntistica o comunque più elaborata. Anche il fondo poteva ancora essere piatto o ricurvo. Sono veramente poche le musiche che ci sono pervenute dal Rinascimento, appositamente scritte per la chitarra. I più prolifici appaiono i francesi, che nel giro di pochi anni pubblicano ben otto libri in intavolatura, tutti dedicati alla chitarra: la ragione di una produzione così massiccia è da spiegarsi soprattutto nella accesa rivalità tra due gruppi editoriali, quelli di Le Roy-Ballard e Granjon-Fezandat. Sia in Italia che in Spagna invece la situazione editoriale era più drammatica: in tutto contiamo una ventina scarsa di composizioni (quattro fantasie di Melchiorre de Barberiis; quattro fantasie, una pavana e una romanesca di Alonso Mudarra; sei fantasie e tre trascrizioni di musica polifonica di Miguel de Fuenllana).

La chitarra barocca nasce nella seconda parte del XVI secolo, quando viene aggiunto il quinto coro (al grave). Lo strumento ormai viene riconosciuto come di origine spagnola (anche se in realtà non si sa da dove sia partita l'evoluzione dal modello rinascimentale a quello barocco). Gli strumenti che ci sono pervenuti sono tutti di squisita fattura, riccamente decorati. La chitarra è divenuta strumento nobile, che incontra il favore di numerosi sovrani (re Luigi XIV aveva alla sua corte un maestro di chitarra, l'italiano Francesco Corbetta, che già era stato chitarrista di corte a Mantova e in Germania). Vengono definiti meglio gli stili: il rasgueado, ovvero ad accordi suonati percuotendo tutte le corde, e il punteado, dove invece si pizzicavano solo le note segnate. Lo stile ad accordi in Italia fa nascere un tipo particolare di strumento, la chitarra battente, a cinque ordini tripli di corde (metalliche) e fondo curvo, e un nuovo sistema di scrittura su intavolatura, quello soprannominato "ad alfabeto" (pare che il più famoso -ma non il primo- alfabeto sia quello di Girolamo Montesardo, che finì per imporsi anche in Spagna), dove ad ogni accordo corrispondeva una certa lettera dell'alfabeto, quindi un precursore delle moderne sigle.

Verso la seconda metà del XVIII secolo compaiono alcuni strumenti con un sesto coro, ma quasi subito questa ulteriore trasformazione si evolve ancora, con l'eliminazione dei raddoppi. Si hanno così le prime chitarre a sei corde semplici, denominate "chitarre francesi". Sono gli strumenti dell'epoca d'oro della chitarra: Carulli, Giuliani, Sor, Carcassi, Legnani saranno gli artefici di una fioritura della letteratura chitarristica, che vedrà la chitarra affiancarsi ad altri strumenti per musica da camera o per concerti. La riduzione del numero delle corde porterà ad una diminuzione della sonorità, che i liutai cominceranno a compensare con interventi sulle dimensioni e forma della cassa. Se quindi i primi strumenti a sei corde sono ancora con cassa stretta e curve appena accentuate, si avrà l'ultima trasformazione con i modelli di chitarra di Antonio Torres (1817-1892): le misure sono ormai quelle di una chitarra moderna, e anche altri accorgimenti (come le meccaniche, o il ponte con il blocchetto sul quale annodare le corde) sono giunti al massimo grado di evoluzione.

Costruttivamente la chitarra classica moderna è composta da due parti principali:

  • il manico, su cui si trova la tastiera, e che termina con la paletta che ospita le meccaniche per l'intonazione;
  • la cassa di risonanza, con una grande buca centrale, che serve ad amplificare il suono prodotto dalle corde.

La chitarra classica viene costruita con legni di diverso tipo per ogni parte del corpo. La tavola armonica (quella che contiene la buca) è in legno di abete (picea abies), cedro (in realtà una conifera nord americana), o sequoia. Al suo interno la tavola viene rinforzata con listelli di abete (cosiddetta incatenatura) secondo l'esperienza del liutaio, sì che ad incatenature diverse corrispondono caratteristiche sonore diverse. La disposizione delle catene a ventaglio già presente in alcune chitarre dei primi dell'Ottocento, fu perfezionata dal liutaio spagnolo Torres. Le fasce ed il fondo sono costruite in varie essenze, di solito di legno duro e compatto, a seconda del timbro che il liutaio vuole conferire. Molto ricercate sono le essenze di palissandro (in particolare quello brasiliano), di mogano, cipresso, ebano makassar e di acero. Il manico è costruito con legni poco sensibili all'umidità e poco propensi alla deformazione, in genere mogano o cedrella spagnola. La tastiera è in ebano. Il ponte o ponticello cui si legano le corde può essere in palissandro, ebano, noce, o altre essenze. Il capotasto e l'ossicino sono in osso o in avorio.
Oggi le corde sono fatte principalmente di nylon che conferisce al suono un timbro ovattato e dolce o di materiali composti a base di carbonio o fibra di vetro con un timbro più nitido e brillante ed una maggiore tenuta di suono, raramente di budello.

La chitarra è uno strumento traspositore: i suoni reali sono inferiori di un'ottava rispetto a quelli scritti; un pianista scriverà dunque un'ottava sopra per non avere sorprese. L'accordatura della chitarra è la seguente:


con la possibilità, del resto molto sfruttata, di scordare la sesta corda (la più grave) in re, normalmente non durante il brano, e, occasionalmente, la quinta in sol. Nella musica antica si usa accordare la terza corda in fa diesis. L'estensione della chitarra è quindi la seguente:


è difficile trovare su un altro strumento tutti gli artifici che la tecnica per chitarra contempla, eccone elencati molti qui di seguito, senza un ordine preferenziale:


  • Il Rasgueado è il colpo "unghioso" dato a tutte le corde con uno o più dita della mano destra; presuppone la preparazione di un accordo da parte della mano sinistra e permette di evidenziare con una certa aggressività una combinazione ritmica particolare o semplicemente concede alla chitarra di eseguire un fortissimo che altrimenti le sarebbe precluso, ad esempio suonando una successione di semicrome in velocità e crescendo. Il rasgueado può essere un accordo ribattuto con l'uso esclusivo delle unghie o anche arpeggiato velocemente col dorso dell'unghia (il tocco normale è invece dalla parte del polpastrello), il che permette di ottenere effetti timbrici particolarmente aspri, specie nel caso in cui è una sola unghia a scorrere sulle corde vicino al ponticello (la fascetta di legno incollata al piano armonico sulla quale sono fissate le corde). Il rasgueado si scrive abbreviando: "rasg." in corrispondenza di un accordo a cui spesso è aggiunto anche il segno di arpeggio:


  • Pizzicato: suono simile a quello di un violoncello pizzicato, quindi di breve durata, marcato e cupo, si ottiene appoggiando il palmo della mano destra sul poticello, il che squilibra parecchio la mano e lascia ampia libertà di movimento solo al pollice e all'indice, anche se è possibile effettuare degli arpeggi e degli accordi; meglio comunque in questo caso non eccedere in costruzioni polifoniche complesse. Per indicarlo, basta scrivere "pizz." all'inizio del passaggio.


  • Tremolo: "effettaccio" a volte molto interessante consistente nel ribattere le note di una melodia a grande velocità sostenute da note più lunghe che seguono un andamento indipendente: Nel peggiore dei casi dà un'idea di mandolino e organetto, ma può essere molto suggestivo; può riempire un passaggio altrimenti scarno e basta non accentuare troppo l'aspetto melodico della nota ribattuta per sfruttare senza equivoci l'aumento di densità che crea:


Sulla chitarra succede spesso di suonare di un bicordo la nota più acuta sulla corda più spessa (quindi in origine più bassa) e viceversa (effetto "campanellas") come pure si usa passare di corda una melodia per cambiarne timbro ed espressività. Una melodia suonata sulla quarta (e quinta) corda avrà un timbro pastoso e si presterà al vibrato avvicinandosi al colore del violoncello. È più facile eseguire delle note lunghe del registro medio-alto sulla seconda e terza corda, nel senso che è possibile un leggero vibrato che comunque non può essere sfruttato troppo sulla chitarra a causa della relativamente debole tensione delle corde, per non far variare troppo l'altezza del suono.

  • Il trillo sulla chitarra si ottiene in due modi: o su una sola corda sfruttando appunto il legato strumentale, o su due corde, con una leggera sovrapposizione di suoni; in entrambi i casi si può eseguire molto velocemente
  • Via libera sulla chitarra per i cromatismi; Villa Lobos l'ha scoperto e si è permesso di scrivere quasi un intero brano glissando la stessa posizione della mano sinistra  su tutti i tasti dello strumento con l'aggiunta  di due corde a vuoto come pedale.
  • Realizzabilissime le successioni di terze, di quarte, di quinte, di seste, settime e ottave anche veloci, ma queste ultime spesso senza ulteriore armonizzazione.
  • I suoni armonici non potranno mai essere davvero forti sulla chitarra ma sono molto limpidi; normalmente non si sfrutta più del quarto armonico di una corda ma i chitarristi usano anche gli armonici artificiali, ottenuti preparando normalmente una qualsiasi nota  con la mano sinistra, toccando con l'indice della mano destra il nodo del primo armonico e pizzicando con l'anulare la corda: Restano liberi il pollice e il medio m.d.; quindi, a meno di potere arpeggiare col pollice, normalmente si può accompagnare un suono armonico con altri due suoni di cui almeno uno non sia troppo distante. Nel caso di una successione di accordi con suoni armonici (meglio non più di un armonico per accordo) la velocità ne risentirà.

Layout chitarra classica:


La chitarra classica è uno fra gli strumenti musicali più espressivi. Gran parte del repertorio esistente per chitarra classica è scritto per strumento solista, per duo o, più raramente, per trio, quartetto o orchestra di chitarre. A causa della scarsa potenza di suono, la chitarra classica trova rarissimo uso come parte di un ensemble o di un'orchestra. Al contrario, la chitarra è stata impiegata come strumento solista con orchestra. Tra i vari autori che hanno scritto concerti per una o più chitarre e orchestra si ricordano Ferdinando Carulli, Mauro Giuliani (Concerti opp. 30, 36 e 70) Joaquín Rodrigo (Concierto de Aranjuez,Fantasía para un gentil hombre, Concierto Madrigal), Mario Castelnuovo Tedesco (Concerto in re op. 99, Concerto in Do op. 160, Concerto per due chitarre e orchestra op. 201), Angelo Gilardino (Leçons de Ténèbres, Concerto di Novgorod, Concerto di Oliena), Stephen Dodgson.