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Formati audio informatici

Il rapido sviluppo dell'audio digitale ha originato anche una babele di formati per la creazione di file sonori, spesso fra loro incompatibili. Una recente ricerca ne ha contati più di un centinaio. L'introduzione dell'audio sui personal computer, infatti, è avvenuta senza una preventiva programmazione, nè poteva essere altrimenti: il nostro modello di sviluppo industriale è basato sulla competizione ed è, quindi, nemico della cooperazione e della condivisione della conoscenza. Per queste ragioni, quando si sviluppa qualcosa di completamente nuovo che non deve preservare il materiale già installato, si assiste sempre all'apparizione di una serie di formati proprietari, alcuni dei quali durano lo spazio di un mattino, mentre altri riescono ad imporsi in funzione non tanto della loro intelligenza e completezza, quanto della potenza commerciale del produttore.
Solo quando il mercato si è relativamente stabilizzato si arriva ad una generalizzazione dei formati adottando (a) il formato del vincitore, per quanto stupido possa essere, oppure, (b) se appare chiaro che nessuno ha vinto, si nomina una commissione il cui scopo è quello di mediare le esigenze dei produttori rimasti in lizza tenendo in poco o nessun conto la materia grigia (il protocollo MIDI ne è un esempio lampante).

Possiamo distinguere due tipologie generali di formato:

1. Formati che contengono effettivamente l'audio sotto forma di onda sonora campionata che viene riprodotta mediante un convertitore DAC e un semplice programma in grado di inviare i campioni al convertitore. La qualità della riproduzione, quindi, dipende solo dal sistema di conversione. Questi file possono essere compressi o meno e sono sia mono che multicanale. In quest'ultimo caso, i vari canali sono interlacciati (interleaved): abbiamo, cioè, un piccolo blocco di campioni del canale 1 seguito da uno di uguale lunghezza del canale 2 e così via. (Es.: file WAV, AU, AIFF). 

2. Formati che non contengono l'audio, ma solo i dati di controllo per crearlo. Il suono vero e proprio viene, poi, creato in locale da un sintetizzatore esterno o residente sulla scheda audio, oppure da un sistetizzatore virtuale (emulato via software). Di questa categoria fanno parte, ormai, solo i MIDI file. Nonostante il MIDI preveda la standardizzazione dei timbri strumentali (standard GS/ GM), la qualità della riproduzione dipende strettamente dal sintetizzatore utilizzato. Lo standard GS/GM, infatti, indica solo il tipo di suono da utilizzare (es.: pianoforte), non la sua qualità . Che quest'ultimo sia buono o meno, poi, dipende solo dal sintetizzatore locale. Così come una partitura può sembrare più o meno bella in base agli esecutori, un file di questo tipo, da bellissimo può diventare orrendo se viene sintetizzato con suoni pessimi. Li approfondiremo in secondo momento.